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Segnali di “ripresa”: mattone rotto (StampAlternativa)

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Edilizia: 11.200 fallimenti, mercato crolla di 74 miliardi

 

“Le imprese sono ridotte allo stremo: abbiamo perso 690mila posti di lavoro considerando tutta la filiera delle costruzioni e si stima che 50.000-80.000 persone, oggi in cassa integrazione, potrebbero non essere reintegrate”. A snocciolare i dati della crisi dell’edilizia è il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, che all’assemblea annuale dei costruttori ha ricordato che “11.200 imprese edili sono fallite, il 28-30% delle aziende non sono in condizioni di reggere un altro anno per mancanza di liquidità”.

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Fonte www.wallstreetitalia.com

 

Riprendiamo la nostra inchiesta a puntate “Segnali di ripresa”, parlando di edilizia; uno dei settori più colpiti dalla crisi economica, la cui frammentazione ed articolazione non ne fanno però risaltare tutta la sofferenza patita in questi anni difficili.

Iniziamo col dire che in Italia si è costruito troppo e male.

Fin quando le vacche erano belle grasse l’esuberanza del mattone era ben visibile, sintomo di una speculazione che spesso non teneva conto delle caratteristiche del territorio nazionale e che, di riflesso, non ha tenuto conto del rischio/ciclicità, fattore storicamente accertato nel settore edile.

Le periferie delle nostre città più importanti hanno visto sorgere vere e proprie appendici residenziali, con un rapporto tra metri/quadri e costo gonfiati da una bolla immobiliare che si sta ormai sgonfiando anno dopo anno, riducendo in polvere quello che fino a non molto tempo fa era un investimento sicuro. Certo, rispetto alle follie che son venute a galla in Spagna, in Italia sembra che un pochino di prudenza fosse rimasta integra.

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2 pensieri su “Segnali di “ripresa”: mattone rotto (StampAlternativa)”

  1. La bolla si sgonfia. E d’altronde le unità abitative inutilizzate in Italia basterebbero ad ospitare la Romania: com’è possibile insistere a costruire in un contesto del genere? Infatti le gru sono sparite dall’orizzonte qui nel modenese, e non solo qui. Adesso il problema imminente è vedere quali saranno gli effetti sul sistema bancario.

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