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La crisi in Siria e il bandolo della matassa (StampAlternativa)

In Siria si gioca alla battaglia navale, dopo la Russia (che smentisce) si muovono anche Cina e Iran

Bluff, colpi di mano, depistaggi, notizie annunciate e poi smentite. Lo scontro politico e diplomatico in atto intorno al conflitto siriano si gioca senza esclusione di colpi anche sul versante militare e soprattutto sul mare dove diverse notizie si accavallano in queste ore tra indiscrezioni e smentite. Ieri l’agenzia di stampa russa Interfax aveva annunciato l’invio nel porto siriano di Tartus (sede di una base navale di Mosca) di due navi da sbarco con truppe e mezzi per evacuare i cittadini russi e imbarcare gli equipaggiamenti utilizzati nell’unica base di Mosca nel Mediterraneo.

L’impressione era che anche i russi considerassero ormai spacciato il regime di Assad e si preparassero a sgomberare il Paese. Oggi invece, a poche ore dal faccia a faccia tra Putin e Obama a Los Cabos, la notizia è stata smentita da fonti ufficiali e al tempo stesso superata da altre informazioni diffuse dalla stampa iraniana. (…)

L’instabilità politica in Siria, che dura da quasi un anno, è ormai sfociata in una vera e propria guerra civile. Anzi, in uno scontro tra eserciti contrapposti, che sono di fatto spalleggiati da due schieramenti che non osano, per ora, affrontarsi a viso aperto. Quindi utilizzano quella che noi abbiamo ribattezzato la “Bosnia” del Medio Oriente, come un campo di battaglia totale; in cui alle armi della diplomazia, si sommano quelle vere, imbracciate dalle due fazioni in lotta.

I confini siriani sono un colabrodo, eccezion fatta forse per le alture del Golan (Israele sembra voler restare fuori da questo ginepraio?), dove passano milizie iraniane e libanesi pro Assad, oppure in supporto all’esercito della sedicente “Siria libera”. Un confine dove transitano armi, dove a Nord la Turchia teme il riversarsi di profughi a migliaia, in poche parole: un caos.

La Siria è oggi il fronte più rovente, di quella guerra geopolitica tra nazioni giustamente desiderose di modificare l’assetto asiatico; quindi Russia e Cina, con l’apporto del sempre più rilevante Iran, e la vecchia potenza atlantica, incarnata da Washington. (continua a leggere…)

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